La pandemia amplifica le disuguaglianze, stiamo tornado al dopoguerra dove le donne si prendevano carico della famiglia. Per troppo tempo si è detto che la cura dei bambini e degli anziani fossero prerogativa della donna, mentre l’uomo si occupava del lavoro. Oggi è a rischio l’indipendenza delle donne, che corrono il pericolo dell’isolamento e dell’ampliarsi delle loro fatiche in nome di un falso mito del “multitasking”: pur lavorando potrebbero essere fagocitate dal lavoro domestico. Ma non dimentichiamo che l ‘Italia nel terzo settore conta un gran numero di lavoratrici autonome e questo sta richiedendo di reiventarsi attraverso l’ home-office. Ma, con la scuola chiusa, la vita a casa è così: un figlio piange perché vuole la merenda, l’altro ha fatto cadere a terra un vaso e bisogna raccogliere i cocci, a volte bisogna convincere i propri figli a fare silenzio perché impegnati in una qualche chiamata di lavoro. Insomma, si impiega buona parte del proprio tempo-lavoro per prendersi cura della famiglia. Non dimentichiamo poi che per le donne monogenitoriali la vita è ancora più difficile perchè hanno la necessità di conciliare figli e lavoro senza il sostegno di un partner.
Questa emergenza potrebbe durare ancora mesi e alcune donne stanno mettendo a rischio gli sforzi di una vita, in alcuni casi vi è una riduzione del lavoro persino del novanta per cento. Tutte le faccende casalinghe cadono sulle spalle delle donne. La casa non è più il luogo dello spazio privato e dell’intimità, lavoro e vita privata si fondono. Questo sta generando inquietudine. Inoltre le stanze della propria abitazione possono diventare per molte donne stanze di terrore: la violenza è in aumento. La mancanza di rapporti sociali acuisce i problemi.
Quale è dunque il nostro futuro? Speriamo che l’epidemia si fermi e che la donna ricominci a portare avanti le proprie battaglie.
Vittoria Pompò
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